(Storia vera di fine 2019, pre pandemia)
Seduto al tavolo della cena da poco ultimata, io, con tutto ancora da lavastovigliare, elaboro pensieri mentre in sottofondo un Tg narra a suo modo l’attualità.
La mia amata giace già sul divano, sfinita dopo il rientro al lavoro a seguito di dieci giorni in Terra Santa, luogo che di santo ha ben poco, tantomeno di pacifico, con una tensione che ciclicamente sfocia in qualche scambio di razzo tra le fazioni opposte, così, come se fosse normale lanciarsi dei razzi, come fossero dei gavettoni, i razzi. Che mattacchioni.
I miei pensieri si incagliano però su altro, sulla costante attenzione dei media e degli intellettuali, che si preoccupano e lanciano moniti sulla mancanza di natalità nel nostro paese, la crescita demografica zero, che secondo tutti è un grosso problema, ed io mi fido, la prendo per buona sta cosa, perchè se il popolo invecchia ad esempio, “chi le paga le pensioni ai vecchi?” – dicono. Vero, e non solo le pensioni, pensare a una popolazione troppo in là con gli anni porta con sè svariate conseguenze negative che ora non mi dilungherò a ipotizzare, perché non ne ho voglia. È una questione di pigrizia, la mia.
Mi domando dunque se per il nostro sistema sia indispensabile avere una popolazione in perpetua crescita, per auto sostenersi.
È una sorta di sistema piramidale, la cui base necessita continuativamente di allargarsi per non collassare?
Non me ne intendo, lo premetto, e non so dire se la correlazione che vado a fare sia congrua. Ma i media ed intellettuali preoccupati delle non nascite italiche, non sono forse gli stessi allarmati dai dati che vedono stime di crescita demografica mondiale raggiungere le dieci miliardi di unità entro il 2050 con conseguenze che non vi sto a dire, sempre a causa della suddetta pigrizia? (Vi basti sapere che sono conseguenze brutte).
Quindi ricapitolando (e banalizzando):
Se non cresci, malissimo.
Se cresci, malissimo.
Lo capite che sono due visioni incidentanti? Sembrerebbe uno scacco matto.
Espongo queste mie perplessità alla mia donna, la quale sembra mostrare interesse nelle mie argomentazioni, nonostante la visibile stanchezza le faccia occupare con sgrammaticata postura il nostro deludente mini-divano a due posti.
L’espressione del suo volto da interessata si fa via via più scioccata e intensa, fino ad arrivare a incredula quando la parabola del mio pensare a voce alta, finisce col sostenere che queste dinamiche siano assai probabilmente già state affrontate da intellettuali e antropologi e forse, chissà, è gia in atto un qualche piano che miri alla conservazione e benessere della specie, con storie malate di controllo delle nascite, sterilità indotta, carestie programmate, guerre batteriologiche.
“Ma ciò che scopro ancor più inquietante…” – aggiungo dopo un riflessivo e breve silenzio – “…è che, tutto sommato, a me sembra una cosa non solo plausibile, ma anche la più logica e doverosa da fare“.
Silenzio. Gelo. Attimi di sguardi attoniti.
“Sto diventando una persona orribile?” – Le ho chiesto.
“Io vado a letto” – Mi ha risposto.
Che poi andare a letto alle 20.30 non è mica normale.