MO’BBASTA

Tic Tac

Sono in questa casa da sette mesi esatti, e non vorrei sbagliarmi ma almeno da sei mesi possiedo quest’orologio a parete, e comunque anche se dovessi errare a voi che importerebbe?. L’ho cancellato, era superfluo. Ma voi però, perché vi ostinate a leggere cose barrate? Mah.. perché vien da leggerle, risponderei io. Giusto. Che poi a che serve questa funzione? A qualcosa di utile servirà. Ho la netta impressione che io la stia usando male. Il signor inventore della funzione barrata si starà rivoltando nella tomba. Sempre che non sia già deceduto. La vado a disattivare. Fatto.
L’orologio, dicevo. Adoro gli orologi a parete. Li trovo non solo arredanti, ma anche affascinanti per quello che rappresentano; l’inafferrabile concetto dello scorrere del tempo. Bello.
Lo comprai principalmente per dare un senso a quel chiodo che per qualche settimana vedevo li incastonato nel muro e che scambiavo puntualmente per una fottutissima zanzara da ammazzare. Un altro motivo era il prezzo eccezionalmente scontato che lo aveva reso non più costoso di una Quattro Stagioni al Patty-Pizza di Altavilla.
Ed è cosi che da sei mesi – che lo dico per i più distratti sono circa 180 giorni – esso con la sua linea semplice ma avvincente, occupa degnamente una parete del soggiorno, non lontana da quella in cui rinvenii il ragno più cazzuto mai avvistato in ambiente domestico, di cui parlai in un pezzo di qualche mese fa (Risolvere Problemi senza il Signor Wolf).
Perché vi parlo di questo orologio proprio oggi, lo esporrò prima con una litote*, poi con un eufemismo** ed infine con un’esclamazione che non lascia spazio a fraintendimenti***.
* Non è il miglior orologio che potessi desiderare
** Ha impanato di cacca la mia pazienza
*** Ha frantumato il cazzo.
Il motivo di tale inasprimento nei suoi riguardi è relativo al Tic-Tac, Tic-Toc accaventiquattro con cui non riesco più a convivere. Un vero e proprio stillicidio di secondi, urlati in tutta la casa. Da fastidio come un lavandino rotto che imperterrito continua a perder gocce (cit Articolo 31 – Vai bello – 1998).
E questo intralcia ogni mio ricordo di tutti i bei momenti vissuti in questo bilocale parquettato. Breaking Bad? Una serie piena di Tic-Tac. Le notti di Nba? Idem. Le serate di scrittura come questa? Un conteggio alla rovescia scandito, urlato, dalle lancette di sto cazzo di orologio.
Dovevo e potevo farlo prima ma lo farò solo ora, perché solo ora mi sono arreso: ora toglierò la batteria e domani lo espellerò da casa e sistemerò in spogliatoio, che li non c’è mica e potrà avere il ruolo che merita e che qui non ha saputo meritarsi. Ero convinto potesse essere questione di abitudine, e invece ogni giorno che passa quel ticchettìo si avvicina sempre più a quello di una bomba a orologeria che prima o dopo mi farà esplodere in un raptus di follia che poi al Tg i vicini dicono che sembravo un bravo ragazzo, che non avrebbero mai pensato che fossi uno squilibrato in grado di fare una strage di cose. No grazie.

Da domani si cambia. Ci sarà una parete bianca da reinventare, e un chiodo incastonato a cui ridare un mestiere.. e che nel frattempo, scambierò ancora per una zanzara. Da ammazzare.

 

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