LIVE FROM LIFE

Non si può mica sempre vincere. Perdere però pare di sì. Frustrazione.

E allora per distrarmi oggi son venuto a vedere delle bestie in uno zoo, che qui preferiscono chiamare parco faunistico, in un posto in cui venni la prima volta all’asilo 28 anni fa. Come prego? Ventotto. Ah.
Osservo le bestie, ma ancor più osservo gli umani che guardano le bestie. Che teneri, dentro la loro gabbietta senza sbarre, gli umani. Ci sono diversi gruppi di bimbi-insegnanti che mi riportano indietro di quei ventotto anni, proietto un piccolo Me, lì fra tanti, la maestra Maria Teresa, il mio inseparabile amico Alessio, tutti molto rumorosi, euforici e ancora ignari di che insensato casino sia la vita degli adulti, per colpa degli adulti, che una volta erano bambini.. e una considerazione mi appare lampante; un tempo ero veramente basso. Non una gran considerazione.

È un martedì, e il martedì si sa, non è nient’altro che un tardo lunedì e la gente lavora, studia.. Il parco faunistico è semivuoto. Leoni, Tigri, Ghepardi, Scimmie, Giraffe, Rinoceronti, Alligatori and more.. Il momento più intimo l’ho avuto con una tigre, che mi guardava con un attento sguardo felino, con io che di contro gli dedicavo un intenso sguardo mammifero semplice, e lei che insisteva a fissarmi con un’espressione che poteva voler dire “Ehi ma io e te ci conosciamo? Ventotto anni fa? Bambino basso con la classe della Maria Teresa?” – E io che perso nei suoi occhioni e grande amante delle enormi zampe visualizzavo un’amicizia miracolosa uomo-tigre, mentre ci rotoliamo giocosi nella gabbia, tra l’invidia di tutti voi altri esseri umani che invece verreste sbranati dal meraviglioso esemplare carnivoro impropriamente ubicato in Val brembana.
Il sopraggiungere di una scolaresca mi riporta alla realtà e mi induce ad abbandonare il mio scambio di flussi visivi con la bella bestiola felina.

Mi prendo una pausa, vado a ristorarmi mentre mi dedico a leggere due articoli di una rivista che mi sono portato. Si tessono le lodi di Snapchat, ennesimo Social Network che pare avere un successo tanto impressionante quanto – a parer mio – insensato. Lo dico senza paura di essere smentito; una meteora.

La giornata è estiva, mi viene voglia di sdraiarmi su un prato, magari quello dei ghepardi. Che ho scoperto che miagolano. Dal predatore carnivoro più veloce e feroce di tutti di aspetteresti un urlo di battaglia perentorio, invece no: Miao. Prima di andarmene approfitto dell’assenza di bambini per tornare prima da quel pigrone del leone e poi dalla mia tigre che è ancora lì vigile e segue con lo sguardo il mio arrivo. Forse però prima mi sbagliavo. Ora sembra proprio guardarmi come a dire “Ringrazia che c’è la rete, altrimenti ti predo. Preda”.

La vita non è un film a lieto fine. Non si può mica sempre vincere. Perdere però pare di si. Frustrazione.

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