Sono stati mesi silenti questi ultimi, i miei. E ragioni ce ne sono parecchie, peraltro tutte molto poco interessanti, per voi. Per me invece hanno un peso specifico notevole.
Mi sento bene? L’unica cosa che sento bene sono i pensieri. E i pensieri miei, ora, sono qualcosa di intricato, più ancora di auricolari mal riposti in tasche piene di sabbia e chiavi di casa. E così anche i sogni – pensieri incontrollati – si intasano e creano conflitti di senso difficilmente interpretabile, che mi guardo bene dal confidar a persone bramose di spiegarmi risvolti e risvoltini. Non c’è nulla da interpretare, io questo penso. È un chiaro delirio di una delirante mente, che mal riposa e mal è ristorata da risposte che si fanno attendere incessantemente da mesi, scadenze non rispettate, attese disattese, certezze improvvisamente solubili. Ops, qualcosa è andato storto. Forse cercavi “apatia”. No cara Google, non la cercavo affatto, ma l’ho incontrata.
È un grande dilemma, il “Come stai?”
Così quotidiana, così innocente. Una domanda che non prevede risposte profonde, eppur le smuove. “Semplicemente bene non sto” – dovrei rispondere, ora. Ma non sarebbe affatto saggio, sarebbe accendere un riflettore su di sè, scatenare domande fitte, complicate, alcune bollenti, fin anche ustionanti, o gelide, polari. Non ho energia per affrontarle, e non ho maschere per fingere controllo. E così traspare, fottutamente traspare tutta l’indolenza che mi attanaglia. Mi trascino nel caldo torrido dell’odioso agosto, completamente privo del letto di buonumore in cui sono solito esistere nel mondo, senza nulla di pianificato nè pianificabile, suscettibile ad ogni minima avversità, infastidito prima ancor che dalla gente, da me stesso. Mi voglio bene, troppo bene per insultarmi davvero, necessiterei una reazione forte, ma prendermi a schiaffi davanti a me stesso non mi va, temo di impressionarmi e poi magari – permaloso come sono – non mi rivolgo più la parola per mesi.
E così persisto in questa dimensione soporifera, nessuna reazione, noto anche un filo di autolesionismo, però passivo. Di attivo in questi tempi non mi va di fare nulla. Forse l’unico sussulto attivo è questo pezzo, che però resterà bozza finchè non riuscirò a riemergere dal torpore, per lo stesso motivo per cui alla domanda “Come stai?” continuerò falsamente a rispondere: “Tutto molto bene e tu?”
Mentre dentro me, qualcosa sta franando.
(Pezzo rimasto bozza per qualche anno. Inedito. Meritava spazio)