DOVE C’E’ GLI ORARI DEI TRENI

Stazione centrale di Milano, martedì ore 11. Quasi.

Anticipo: Confortante. Possibilità di perdere la coincidenza per Modena delle 11.36: Inesistenti. Timori di attentati: Qualcosina.

Temporeggio. Mi bevo un caffè in un bar in cui vado sempre le poche volte che capito in stazione centrale. Degustando il buon espresso mi ritrovo ad osservare un orologio a parete, che ha un concept originale, cubi numerati sparpagliati in disordine su una base quadrata. Apprezzo ciò che sfugge agli schemi, ma un orologio così boh… per usare un francesismo, mi sembra un po’ una merda.

Lo valuto meglio, cercando di non essere superficiale e chissà, magari trovare in esso una ventata d’arte geniale.. finchè, incredulo, non ravviso che il 10 e l’11 sono in posizioni invertite! Ma quale arte, ma quale genio, ma quale ventata; è uno scempio di orologio che segna l’ora sbagliata. Imbarazzante.

Salgo perplesso al piano dei binari e mi apposto in attesa che esca il numero del binario del mio Frecciabianca, in mezzo a gente attendente come me.. Arrivo giusto in tempo per ascoltare una signora al telefono che cerca di farsi raggiungere da un conoscente dando le proprie coordinate con un criterio di una imprecisione esaltante: “Sai dove sono seduta? Dove c’è gli orari del treno” che non gode nè di buon italiano nè di soddisfacenti contenuti.

E’ un po’ come essere in un affollato mercato e indicare la propria posizione dicendo: ‘Son qui, dove c’è le bancarelle’.

Schermi con gli orari dei treni sono ovunque in stazione a Milano: grossi, grossissimi, medi e piccoli. Una totale assenza strategica, quella della donna, che evidenzia una forte carenza di partite a battaglia navale in gioventù.

Mi piacerebbe irrompere nella sua vita, servendomi perchè no anche di una buona dose di arroganza stile “Senta ho sentito abbastanza, mi dia qui il telefono: – Ehi mister X, la tua preda si trova sul piano dei binari, tra le scale mobili e il burger king, passo e chiudo”

Facile come rubare le caramelle a un bambino. Morto. A cui peraltro, ironia della sorte, non piacevano neanche un granchè le caramelle.

Non parlerò poi del buon uomo caduto goffamente alla fine delle rampe mobili poiché intento a leggere il giornale non accorgendosi della fine delle stesse. C’è stato, lo hanno visto in molti, ma non ne parlerò.

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