FACCIAMO UN PO’ DI DISORDINE

Auto definir se stessi è un terreno scivoloso. Siamo Uno, Nessuno e Centomila tanto per citare il collega Pirandello, a cui rivolgo un caloroso, Ehilà.
La ricerca del proprio posto nel mondo, la propria autodeterminazione, avviene ognun per sé, e le sensibilità sono così sorprendentemente differenti da far dubitare di appartenere alla stessa specie, talvolta. Non mi capacito ad esempio chi non trova divertente e geniale la frase che lessi una volta su un libricino satirico, che recitava:

“Ciao, dissi mentendo”.

Come potete voi, vi chiedo, non trarre effetto ilare da un non sense così ben calibrato, netto ed essenziale? Ma davvero non ne cogliete la magnificente finezza nel ricavare tanta potenza da così poche (tre) parole? Non credo di poter essere vostro amico, chiedo scusa, non sono la persona giusta per voi, farei perdere tempo a voi e a me.

Saper ridere è una cosa seria.

Che poi di norma sono più le donne a mancare di un certo humor, ho notato.
Eccolo. Il Maschilista
Ahia, sono entrato in un campo minato di cacche.

Un terreno nel quale – anche se una cosa è ovvia – in questo periodo storico non conviene dirla poiché vagamente interpretabile nel peggior modo possibile da una (quale che sia) classe sociale in sommossa.

Queste sono le solite frasi maschiliste: e allora Virginia Raffaele e Paola Cortellesi? Hai visto? In un secondo ho smontato la tua bieca generalizzazione

Casi singoli, eccezioni. Non ne posso più di chi – citando casi singoli – crede di smontare ovvie e fondate generalizzazioni.

Di norma a questo punto mi deprimo e lascio perdere, ma stavolta non mi fermo; rilancio.

Visto che hai citato due icone di indubbio e strepitoso talento, ti chiedo di citarne altre cinque a quel livello. Perchè vedi, di maschi te ne posso citare almeno una settantina. E sia chiaro, non è questione di gara tra schieramenti, non c’è un meglio che sconfigge un peggio, c’è soltanto una differenza che è un dato di fatto. È forse questione culturale? Certo che si.. c’è meno tradizione femminile per certi mestieri? È chiaro a tutti. Ad ora le cose stanno così, è una mera osservazione della realtà che nelle intenzioni di chi parla non vuol essere per nulla offensiva, lo stesso non si può dire delle intenzioni di chi ascolta. Con tutta evidenza.

Volere portare avanti sta cosa di essere tutti uguali è a mio parere il più grosso abbaglio di sempre, che coinvolge sorprendentemente anche una gran fetta di intellettuali (di ambo i sessi).
Battaglie sacrosante quando l’oggetto della discussione è la parità di trattamento, di diritti, di rispetto.. ma terribilmente svirgolate quando si tratta di attitudini; quelle è sano che restino differenti, specie se la differenza è naturale.
Per intenderci: l’uomo ha il testosterone e la donna no. L’uomo tenderà ad arraparsi più della donna, perchè è la natura che lo prevede.
Restando nell’esempio, colpevolizzare l’arrapamento è un’idiozia. Pretendere di saper contenere gli istinti, invece, è sacrosanto. Invece ho come l’impressione che di questi tempi si tenda ad andare verso l’idiozia.

Così come sul tema del linguaggio: se dico, Manuela è stata eletta sindaco, sto usando delle convenzioni linguistiche, che trattano il ruolo istituzionale di “sindaco del paese”. Anche in questo caso il maschilismo nasce nell’orecchio di chi ascolta, e detto molto chiaramente, essere corretto da qualcuno che puntualizza “si dice sindaca” a me scatena un nervoso incontenibile. E questo perchè? Me lo sono chiesto perchè ho pensato che fosse questione di permalosità, ma poi ho elaborato bene e sono arrivato ad una motivazione ben precisa: puntualizzandolo si sottende una sorta di superiorità morale di chi corregge. Tra le righe, ben sottinteso, è come se venisse detto “Sei maschilista, non hai rispetto delle donne“. E quindi un giudizio morale che abbassa (indebitamente) me, per elevare se stesso.
Al netto del fatto che mi stia benissimo anche dire sindaca, e col tempo lo dirò, pretendere di cambiare il linguaggio all’improvviso è, ancora una volta, un’idiozia totale. I cambiamenti in questo campo sono lenti, lunghi, tortuosi. Hanno tempi tecnici di adattamento incomprimibili. Questo modo di istigare la lotta che sento portare avanti anche da personalità intellettuali che apprezzo particolarmente (Lilli Gruber ad esempio), mi sembra sortiscano esattamente l’effetto opposto a quello che si propongono di ottenere, in quanto stupide e gratuitamente lesive nei confronti della controparte, che in questo caso – è bene ricordarlo – è composta da maschi, ovvero esseri sempliciotti e malleabili, facilmente stressabili. Siate chiare e giuste, altrimenti non capiamo.

Quindi riassumendo, amiche donne, non disperdete il senso profondo della vostra vera e sacrosanta battaglia. Galline. No scherzo, galline no.

Caspita che argomentazioni inattaccabili. Se ti va andiamo a berci una cosa e approfondiamo l’argomento davanti a un vodka lemon una sera di queste.”
Preferirei una birra, ma piuttosto dimmi, quale effetto produce in te la frase, “Ciao dissi mentendo“?
A dir la verità non capisco perchè dovrebbe far cosi ridere, è una cazzatina che non ha senso
Tutto come previsto. Ciao e grazie.
Stronzo maschilista
Avanti così.

Che poi il travisare l’oggetto della discussione e indignarsi riveste ogni ambito della vita. Uno dei più efficaci denunciatori di tale errore di sistema è Ricky Gervais, stand-up comedian di indubbio talento, che non lesina battute su malati terminali, handicappati, pedofilia.. roba un po’ forte e a volte esagerata, la cui ratio è però dichiarata dallo stesso Gervais che rifugge le critiche sostenendo che escludere queste categorie dalle sue battute sarebbe la vera discriminazione. Un concetto interessante, che devo ancora capire bene se abbia totalmente senso, perché spingersi così oltre a volte mi pare faccia un po perdere la presa sulla maniglia… ma esistono diversi esempi in cui questa osservazione trova la sua vincente logica.

Tra gli infiniti contenuti che il web offre, ad esempio, mi sono imbattuto in un meme su un combattimento tra mutilati, il cui titolo era: Arti Parziali. Sono immediatamente scoppiato a ridere, ma con quel retropensiero di essere una brutta persona, perché non si ride su queste cose. Mostrato alla mia compagna, le ho chiesto cosa ne pensasse e subito ha prevedibilmente confermato il retropensiero “Non si ride di ste cose, voglio vedere se capita a te se poi ridi ancora”.
Ma è nell’analisi lucida e ordinata che è emersa la verità più completa: io mica rido dei mutilati. L’oggetto del mio ridere è il gioco di parole. Senza quello non riderei, perchè dovrei?
Ma quel geniale gioco di parole che si rifà alle arti marziali (cosa che stavano effettivamente praticando) che diventano arti parziali, arricchendo di senso lo scenario grazie alla sostituzione di una sola lettera, beh ragazzi … chi l’ha pensata è un artista. Artista parziale quantomeno.

“Si ma comunque non fa ridere, vergognati non hai rispetto per gente sfortunata”
Sei quella di prima vero?

Si

… Ho perso le parole.
eppure ce le avevo qua un attimo fa.

Un saluto anche al Liga, grazie per quella cosa di scrivere canzoni che contengono testi che poi uno come me estrae per adattarli in propri contesti. Sei in gamba Liga.

“Io preferisco Vasco”

Non c’entra, giuro. Niente.

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