LE NOVE DEL MATTINO

Lazy Lion

Suona il campanello, sono le 9. Chi diavolo mi suona alle 9? Che volete voialtri del mondo laffuori da me alle 9 di mattina? Farmi fare quei dieci metri che mi separano dall’ingresso tutto assonnato per che cosa poi, dannati ‘altri’ che devono chiedermi le cose a me proprio adesso! Aspettaste il pomeriggio, o la sera!

Certo non vi nego, un po’ mi inducete in curiosità, quasi mi convinco ad alzarmi, ma il piumone mi avvolge nella sua calda morsa materna e raddoppia la forza di gravità tenendomi confezionato col materasso che è da un po’ che devo lavare le lenzuola, penso anche, nel nebuloso stato mentale tipico dello svegliante e poi forse me lo sono immaginato il campanello, aggiungo, serrando lentamente le pesanti palpebre. Manciate di secondi, non saprei dire quanti, se mi costringeste con minacce direi ventitre, ed ecco ancora il suono inequivocabile di qualcuno che stamane ha da dirmi cose. Stavolta devo, dannazione, alzarmi.

Con ritrovata forza mi libero dal piumone che sta a me come le catene stanno ad Andromeda, direzione porta di ingresso. Il mio incedere è barcollante e poi non vorrei dare l’aria di quello che stava ancora dormendo per qualche turba mentale recondita mai stata chiara. Così come temo che la voce mi esca più rauca di quella di Sandro Ciotti, buonanima, non avendo ancora rivolto vibrazione sonora ad alcuno stamane. Il corridoio finisce, la luce che riempie il soggiorno mi ostacola ancor più nello scopo di dimostrare buona lucidità inducendo i miei occhi stanchi a fessurarsi ai massimi.

Schiarisco la voce, ed emetto un poco appassionato “Si chi è?”

“Sono la vicina”

Quella pettegola, penso. Ma che vorrà.. E soprattutto dove sono le chiavi? – “Ah si aspetti che non trovo le chiavi”

“E per forza le hai lasciate attaccate sulla porta all’esterno”

Pessima figura. E brutta situazione reggere lo stress di una brutta figura nella fragilità del dormiveglia.

Apro la porta, verifico il maldestro errore, farfuglio parole ma non bene, un misto di ringraziamento e spiegazione dell’errore dovuto a borse della spesa della sera prima mentre non riesco neanche a mantenere gli occhi aperti, assonnato confuso e fresco di figura di merda come sono. Lei dice cose pronte ad essere dimenticate e se ne va.

Riprendo possesso della mia casa, la chiudo da dentro e imbuco il corridoio in senso opposto con incedere un po’ meno barcollante destinazione piumone a riprendere ciò che avevo interrotto.

Ma nulla è più come prima.

Sono sveglio.

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